Educare per prevenire

Dicembre 28, 2018



Quando frequentavo le scuole medie mi è capitato di vedere una scena un po’ triste, ovvero un ragazzino che veniva preso in giro per il suo abbigliamento “non alla moda” ma “contadino”, secondo il parere di alcuni.

Una volta uno di quelli che lo prendevano in giro si è lasciato scappare con me un commento poco piacevole: mi sono allontanata infastidita dicendogli che ognuno si veste come gli pare e che si devono lasciar vivere le persone, che nessuno è migliore di altri.

Altre volte invece mi è capitato di sentire discorsi generici tra adolescenti con commenti poco carini verso le persone straniere e gli omosessuali.

Invece, quando ho fatto tirocinio in una comunità riabilitativa per minori, ho visto una situazione opposta: ho vissuto in prima persona l’accettazione reciproca tra adolescenti di età e nazionalità diverse, ed è stato decisamente arricchente, emozionante.

Faccio parte di una Pro Loco di un piccolo paese e adoro le persone che vi collaborano, perché sono un valido esempio di inclusione sociale. Infatti recentemente hanno coinvolto una ragazzina con problemi cognitivi, che è stata entusiasta a collaborare con giovani, adulti e anziani.

In generale posso dire che ho sempre frequentato persone “aperte” mentalmente, e che l’università mi sia servita tantissimo in questo perché induce alla condivisione e alla conoscenza dell’altro, perché si impara a confrontarsi con persone adulte e con coetanei.

Ora più che mai trovo che il ruolo della scuola e dei servizi educativi sia fondamentale per educare i giovani alla riflessione e al rispetto, in tutte le sue sfaccettature.



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